Diario di un’arteterapeuta su genitorialità, infanzia e vita vera.
Ciao!
Come hai trascorso l’ultimo weekend?
Domenica scorsa, io, Danilo e Dora decidiamo di regalarci una giornata tra le vie del centro di Milano: due passi in Duomo, pranzo easy e, a seguire, la mostra Baj Chez Baj al Palazzo Reale.
Dora, da buona casalinga, si ribella immediatamente alla proposta. Perché uscire? Non può replicare il sabato trascorso immersa nei giochi e nel calore della propria cameretta?
Io, però, avevo già acquistato i biglietti della mostra, proprio per non cadere nel tranello della sua pigrizia!
Fortunatamente, quando capisce che avremo preso la metropolitana, la gita diventa subito più allettante. Prima di uscire, però, prepariamo il nostro piccolo kit da museo (vi spiego dopo di cosa si tratta).
Non passiamo spesso dal centro e usciti dalla metropolitana in Duomo, Dora spalanca gli occhi: è estasiata.
Corre sugli scalini e si avvicina alla Cattedrale. Capisce da sola la straordinarietà del monumento: mi chiede se può toccarlo.
I bambini si avvicinano in modo naturale a ciò che li attira, guidati dall’istinto della conoscenza e dal desiderio dei sensi: toccherebbero tutto!
Dora accarezza il marmo, sfiora gli intarsi sulle porte di ferro. E io, dietro di lei, osservo per la prima volta a pochi centimetri di distanza quel meraviglioso portone in stile liberty.
Il Duomo non è mai stato tanto enorme.


Commentiamo insieme gli intarsi; io tento di raccontarle le poche nozioni che ricordo sulla storia di questo straordinario monumento.
Lo sguardo di Dora è contagioso. Così, per la prima volta, mi sono fermata a osservare davvero i dettagli della Porta maggiore del Duomo.
Sono passata qui davanti centinaia di volte, tempo fa era parte del mio solito tragitto per andare a lavoro, ma non lo avevo mai fatto.
Grazie Dora per i veli che mi togli dagli occhi: mi inviti a rivolgere lo sguardo verso particolari su cui non mi ero mai soffermata prima.
Pensaci, succede anche a te?
Il kit da museo
Ogni volta che andiamo in un museo o a una mostra, io e Dora prepariamo il nostro kit: una borsetta a tracolla con dentro un blocco da disegno, matite e penna multicolore.
Niente di più semplice.
Mentre ci muoviamo tra le opere, questi pochi materiali permettono a Dora di fermarsi in un punto, ammirare ciò che le interessa e poi disegnare ciò che desidera.
In questo modo, il bambino non si annoia, è motivato, osserva con maggior attenzione, ed è ispirato a produrre. #maipiùsenza!
Da quando ci sei tu
Forse è proprio da quando ci sei tu, Dora, che mentre mi muovo nei musei e osservo le opere, ho iniziato a fotografarne i dettagli. Le singole pennellate sono cruciali.
Possiamo vedere tutte le opere digitalizzate del mondo, ma se non abbiamo mai avuto il privilegio di osservare la profondità di ogni singola pennellata, non abbiamo visto nulla (o quasi). Movimento, intensità, orientamento, spessore, quantità di colore: l’artista si riconosce dal tratto.






Van Gogh, Cezanne, Renoir, sono loro gli artisti di questi quadri. Questo è stato il loro gesto, il loro movimento. Nessuna stampa lo può replicare e neanche queste foto, purtroppo, possono coglierne l’intensità.
Ma questo è un invito: l’arte va visitata, vista dal vivo.
Visita i musei, osserva il grande e poi guarda il minuscolo: la cellula del quadro vive nella pennellata: lì risiedono nitidezza, ruvidezza, nudità, leggiadria, durezza, inquietudine.
Ecco, un’arteterapeuta lavora soprattutto su questo: il segno e il processo che l’ha reso possibile. Il risultato finale è solo uno degli elementi.
Ogni opera è composta da un numero infinito di scelte, più o meno consapevoli, compiute dal suo autore.
Leggi il post dedicato all’arteterapia e all’atto creativo.
Baj chez Baj
Enrico Baj (1924 – 2003) è stato un pittore, scultore e saggista italiano.
La retrospettiva Baj chez Baj al Palazzo Reale è imperdibile.
Baj torna nella meravigliosa Sala delle Cariatidi a cent’anni esatti dalla nascita e a dodici anni dall’ultima esposizione, nella stessa sala, de I Funerali dell’anarchico Pinelli.
L’opera de I Funerali dell’anarchico Pinelli doveva essere esposta nella grande Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale di Milano. L’apertura della mostra era prevista per il 17 maggio 1972 alle ore 21. Alle ore 9.15 di quello stesso giorno, il commissario Luigi Calabresi venne ucciso in una strada di Milano. Le autorità municipali decisero di rinviare la mostra. Il catalogo edito dal Comune venne nascosto, e per strada vennero oscurate tutte le locandine. La mostra a Palazzo Reale non ebbe luogo. Dopo varie peregrinazioni tra Bologna, Rotterdam, Stoccolma, Düsseldorf, Anversa, Ginevra, Livorno, Firenze, Mentone, Mantova, Miami, Locarno, Darmstadt, Milano e Roma, nel 2012 (dopo quarant’anni) il quadro per la prima volta fu esposto per il luogo dove era stato pensato: la sala delle Cariatidi di Palazzo Reale.
La retrospettiva in corso comunica ogni cosa: è politica, struggente, immaginifica, libera. L’utilizzo dei materiali inaspettati e delle forme talvolta infantili, immersi in un dialogo così profondo e a tratti duro, spiazza. Baj arriva dritto.
Purtroppo il tempo stringe, Baj vi aspetta al Palazzo Reale fino al 9 febbraio. Non lasciartelo scappare.
La mostra è adatta anche ai più piccoli. Se vai con i tuoi figli, ricorda di portare il kit da museo, cosicché possano osservare, disegnare e fissare in memoria ciò che desiderano.
Dalla TV
Trovate su RaiPlay il documentario sulla vita e le opere di Enrico Baj.
Il parere dell’esperta: Dora e Oliviero Toscani
Visto che la mostra di Baj è a pochi passi dallo spazio dedicato al ricordo di Oliviero Toscani, in un Palazzo Reale colmo di cordoglio per la perdita del grande artista, abbiamo avuto la fortuna di poter godere anche di alcuni sui scatti.
Sulle scale che portano al primo piano, la prima cosa che ci accoglie sono le opere fotografiche di cacca. Sì cacca, avete letto bene, non è un refuso. Dora le osserva, ci chiede cos’è un po’ incredula. Noi rispondiamo con naturalezza, lei con naturalezza le studia.
“La cacca è l’unica cosa che l’essere umano fa senza copiare gli altri, non c’è niente di più personale e ogni volta è un’opera d’arte”
Oliviero Toscani
Prima di entrare alla mostra di Baj, Dora si sofferma su una foto di corpi nudi intrecciati tra loro, rimanendo in silenzio. La composizione rimanda a una bellezza statuaria.
Le dico: “Dora, questo artista amava fotografare persone provenienti da paesi diversi e con caratteristiche fisiche diverse. Guarda: occhi a mandorla, lentiggini, pelle scura, pelle chiara, capelli rossi, ricci, e biondi. Sono tutti diversi e bellissimi. Tu che dici?”
Annuisce in silenzio.
Passiamo a una seconda fotografia. Qui si vede il seno di una mamma di colore che allatta un bambino bianco. Il contrasto è fortissimo.
Dora lo nota: “Mamma, come mai questo bambino non è uguale alla sua mamma?”
Io e Danilo le spieghiamo che si possono allattare anche bambini di altri genitori e che quel bambino potrebbe anche essere stato adottato.
Rimane silenziosa. Nessun’altra domanda. Ha il volto di chi sta processando delle informazioni nuove; probabilmente spunteranno fuori altre domande o considerazioni tra un po’, forse 6 mesi o forse 6 anni, non lo possiamo sapere.
Intanto, grazie Oliviero. Oggi, non più in vita, hai parlato a Dora.
L’arte è immortale.