Diario di un’arteterapeuta su genitorialità, infanzia e vita vera.
Rieccoci qui, bentornata e bentornato!
Oggi entriamo a piccoli passi nel mondo dell’arteterapia, ma prima vorrei raccontarti come ci sono arrivata.
L’arte è stata il mio rifugio dall’infanzia. Fin da quando ero una bambina timida e introversa (giuro, c’è stato un tempo in cui ero così), ho sempre trovato benessere nell’espressione creativa; disegnavo tutti i giorni.
Così, ho deciso di fare della creatività il mio lavoro; nasco come illustratrice, ho lavorato nell’animazione 2D, e sono tuttora art director.
Poi, cosa è successo?
A un certo punto della vita, durante un periodo tormentato, ho iniziato a esplorare l’arteterapia come paziente, ed è nato l’idillio!
Avvertivo un’estrema necessità fisica di creare qualcosa di tangibile, affondare le mani nei materiali artistici.
Il senso del tatto, inibito dall’uso del pc, mi ha richiamata prepotentemente. Mi ero dimenticata di lui! Il corpo dà sempre segnali precisi: se ti fidi, non sbagli.
A quei tempi urlava con potenza tutto ciò che non era riuscito a esprimere. Una ribellione interna, parecchio chiassosa.
In poco tempo mi sono innamorata dell’arteterapia, tanto da decidere che sarebbe diventata la mia nuova professione.
Come sia riuscita ad affrontare quei quattro anni di formazione, conciliando lo studio con un lavoro full time durante la settimana, i seminari nel weekend, le infinite ore di tirocinio e di terapia personale, la stesura della tesi e la sua discussione, ancora non me lo spiego :)
Ne riconosco solo la bellezza e l’impegno. Le soddisfazioni maggiori raramente arrivano senza fatica. Il lavoro rende la nostra meta ambita, più preziosa.
Non solo, in quei quattro anni ho trovato anche il tempo di sposarmi e iniziare la gravidanza della mia bambina. Siamo capaci di tutto, quando lo desideriamo ardentemente.
Anche questo progetto è stato fortemente desiderato.
L’ho pensato, nutrito, cullato, e ora è partito.
Settembre prepara il cambiamento. Ottobre lo mostra.
E tu?
Il tuo corpo ha mai urlato? Cosa ti ha aiutata/o a superare la difficoltà?
Ricorda per un attimo qual è stato il tuo salvagente.
Se non dedichi più tempo a ciò che ti fa stare bene, è il momento di ricominciare.
PS: all’inizio dell’email trovate la registrazione vocale, così potrete ascoltare l’audio mentre state correndo, facendo giardinaggio, pausa in ufficio, gozzovigliando.
Disegna per te
Per molti, i tagli, i buoni propositi, i cambiamenti avvengono a settembre: seppur adulti, intimamente non dimentichiamo quel calendario scolastico che scandiva e scandisce tuttora il nostro tempo.
Evolversi crea caos. Spesso sappiamo dove vorremmo arrivare ma non sappiamo come.
Ecco il nostro primo momento creativo.
Prendi un foglio e una matita, penna, quel che hai a portata di mano.
Disegna te stessa/o come sei ora.
Disegna te stessa/o a cambiamento avvenuto, come vorresti vederti tra qualche mese.
Osserva le due opere: quali sono le loro caratteristiche estetiche?
Che interventi visivi possiamo compiere affinché ci sia una transizione tra il primo e il secondo disegno? Devi togliere o aggiungere? Agisci graficamente, elimina o arricchisci.
Prendi qualche appunto sul tuo processo.
Qualunque sia il tuo obiettivo, non mollarlo lì. Non è necessario fare tutto subito, è importante sapere dove si desidera arrivare.
Anche stare meglio di come si sta ora, è una meta rilevante.
Il parere dell’esperta
Dora: Mamma, ora che ho tagliato i capelli, cambio vita!
Io un po’ sorpresa: Perché dici così? Cosa vorresti cambiare?
Dora: Eh, ora che ho i capelli corti, cambio! (ride divertita)
Che sia insito nel dna femminile che a una modifica del look corrisponda un cambiamento altrettanto importante? Che il taglio netto con le forbici sia associato inevitabilmente a un taglio netto di altri aspetti personali, meno visibili ma allo stesso tempo importanti?
Boh. Mentre Dora taglia, io faccio crescere.
Mamme sul pezzo
Questa settimana, sulla rivista Grazia, Melissa Panarello (scrittrice italiana classe 1985) racconta il suo bornout genitoriale.
Stare male mi ha dato la possibilità di ritrovare un tempo per me stessa che da giugno non esisteva più, divisa unicamente tra figli e lavoro.
Parole forti.
Mai come quest’estate i canali social sono stati pieni di post di mamme disperate, che chiedevano consigli su come gestire la lunga pausa scolastica o semplicemente sfogavano la loro fatica e il dolore della solitudine.
Qualcosa va cambiato.
La scuola chiude da metà giugno a metà settembre.
Le donne hanno il primo figlio sempre più tardi. I nonni non sono più giovani, o magari sono lontani.
I centri estivi non sono sempre economicamente alla portata di tutti, e attivi per tutto il periodo di ferie scolastiche.
Urge un cambiamento.
Se la scorsa estate fosse andata male, non potrà essere così anche la prossima. Non smettere di cercare aiuto, MAI.
Grazie per aver letto Sirenamente! Se ti è piaciuta questa newsletter, invita gli amici a iscriversi.
Qualcosa di me
Sono Sabrina Di Giorgio, arteterapeuta a indirizzo psicodinamico, diplomata alla scuola di Art Therapy Italiana e membro di Apiart (Associazione Professionale Italiana Arteterapeuti).
Ti va di farmi sapere cosa ne pensi? Vorresti raccontarmi il tuo cambiamento in atto?
Alla settimana prossima!
SPLASH!
Sabrina