Ciao!
Questa settimana parliamo di rabbia e della nuova conquista di Dora.
Dora si arrabbia, come tutti. Ma la rabbia è un’emozione che non sa ancora esprimere nel modo più funzionale.
Spesso la trasforma in tristezza, scoppiando in un pianto disperato. Quando inizia non riesce più a fermarsi, e tra le lacrime lo ammette: "Mamma, non riesco a smettere.”
Negli ultimi tempi ho provato diversi strumenti. Uno ha funzionato molto bene.
Il metodo della borsetta
Abbiamo scelto una borsetta “speciale” e, quando il pianto diventava eccessivo, soffiavamo dentro tutta la tristezza.
Perché provare a soffiare?
Perché il corpo, impegnato in un'azione diversa ma affine (usare il respiro, il viso, la bocca), viene naturalmente aiutato a fermare il pianto. La borsetta diventa il contenitore sicuro di ciò che Dora ha dentro: abbiamo quindi creato un metodo contenitivo.
Da un po’ di tempo, Dora sta prendendo consapevolezza e imparando a uscire dal pianto con metodi diversi: ironia, argomenti di distrazione, piccole strategie che sta costruendo a modo suo.
E la rabbia?
La borsetta è stata utilissima. Ma il vero obiettivo è aiutare Dora ad accettare l’emozione inespressa: la rabbia.
Ultimamente ne abbiamo parlato molto e, grazie alle relazioni con altri bambini, Dora ha potuto osservare reazioni diverse dalle sue, scoprire che ci arrabbiamo tutti e che non c'è nulla di male, nulla di sbagliato. Anzi: la rabbia può essere funzionale.
La svolta
Il grande momento è arrivato lo scorso weekend.
Io e Dora stiamo giocando con delle costruzioni fatte di cannucce colorate e piccoli tasselli gialli; un gioco di architettura stupendo che consiglio vivamente a tutti per lavorare sulla gestione dello spazio, l’elevazione alle tre dimensioni, e il processo creativo.
Dora gioca da due ore. È stanca, ha fame, ma vuole finire un ultimo pezzetto della sua città.
Quel pezzo, però, non vuole venire. Il pianto disperato sembra imminente. Mi preparo.
Con discrezione, chiedo: "Posso aiutarti?"
(WROOOONG! Non si dovrebbe offrire aiuto a un bambino se non richiesto. Ma da mamma, cerco istintivamente di evitare la catastrofe e vivo le mie sbavature).
Dora mi zittisce con un tono di voce decisamente duro ed eccessivo. È davvero arrabbiata.
Sto per rimproverarla: non si risponde così alla mamma!
Mi fermo: questa può essere l’occasione.
Le dico: “Sei proprio arrabbiata Dora. Tieni la rabbia, non trasformarla in pianto. Rimani lì.”
Dora urla: “Questo così non viene!” E lancia il gioco.
Silenzio.
Io: “Brava Dora, questa è la rabbia. La puoi vivere, facendo attenzione a non far male a nessuno. Sono fiera di te, ci sei riuscita!”
Mi guarda, fa un mezzo sorriso. Sembra orgogliosa. Poi, ricomincia a costruire.
Dopo un po', raggiante, esclama: "Mamma! Mi è venuto!"
"Vedi, Dora?” aggiungo: “La rabbia è anche energia costruttiva. Se la usi bene, diventa creatività.”
Le emozioni fanno rumore, ognuna ha un suono diverso. È nel loro ascolto che impariamo a crescere, insieme!
Cosa imparare da questa storia?
Quando i bambini sperimentano la difficoltà di un’emozione dobbiamo permettere loro una fase di adattamento.
Le risposte eccessive si possono sempre correggere, nel tempo e con calma.
Per introiettare il cambiamento ci vuole tempo, non aspettarti che fatto una volta sarà fatto sempre.
Vivere a pieno la rabbia, così come tutte le altre emozioni, è una conquista fondamentale.
Se la rabbia viene sempre trattenuta, si trasforma in tristezza (anche per noi adulti).
Se invece esplode senza controllo, va incanalata verso una via d’uscita sicura.
E per chi vive la rabbia e non la tristezza?
Chi vive solo tristezza ha bisogno di sperimentare la forza della rabbia. Chi vive solo rabbia ha bisogno di conoscere la tristezza e sentendosi al sicuro.
Cosa fare in questo caso?
La tristezza si sperimenta, come la rabbia.
Chiama le emozioni con il proprio nome.
Legittima il pianto.
Accetta l’esistenza dell’infelicità, non ci sarebbe la gioia altrimenti.
Tranquillizza il bambino: la tristezza passerà.
Sii testimone delle capacità che il tuo bambino impara ad acquisire.
Lacrime e lanci non sono sbagli: le emozioni vanno vissute a pieno, attraverso un canale che non faccia male a se stessi o agli altri.
Sii il primo a legittimare tutte le emozioni. Aiuta i tuoi bambini a verbalizzare ciò che sentono.
Ti capita di sentirti in difficoltà con alcune emozioni, tue o del tuo bambino?Scrivimi nei commenti o in privato! Sarò felice di aiutarti. ❤️
Ti è piaciuta questa newsletter? Contribuisci a far arrivare Sirenamente lontano e condividi la pubblicazione. Grazie! 🪸
Grazie della condivisione e bravissima mamma!! Riconoscere e accettare le emozioni, per poi veicolarle in maniera sicura, è un arduo compito, in primis verso noi stessi. Questo è però il primo passo per poter poi aiutare i nostri bimbi nell'accettazione di quello che sentono ed essere per loro un luogo contenitivo in cui costruire significati. Una grande impresa!
Ooooh! Mi hai fatto capire che e’ tutto normale. E’ normale che Theo si arrabbia e si esprime le sue emozioni…. Sono io che lo vedevo tutto in modo storto…