Questa settimana: arte, umanità e bellezza.
Ciao!
Oggi entriamo nel vivo di un tema che coinvolge tutti, ogni giorno: la bellezza.
Ma lo affrontiamo partendo da un punto di vista diverso, quello di Dora.
Il parere dell’esperta
Dora sta guardando i cartoni, io sono seduta accanto a lei.
All’improvviso, con un tono un po’ mesto dice: “Mamma, sai che la bimba V. dice che Z. è l’unica bambina bella della scuola?”
Devo ammetterlo, mi sento in difficoltà. Rispondo dopo aver fatto mente locale e vagliato, nei pochi nano secondi a disposizione, tutte le miglior risposte possibili.
Mi esce questa: “Dora, Z. probabilmente è la più bella guardata dagli occhi di V. Sai, per me il tuo papà è l’uomo più bello del mondo. Ma tu credi sia davvero così?”
Dora risponde ridacchiando: “No, mamma!”
Io: “E pensa, papà mi dice che io sono la più bella! Tu cosa ne pensi?”
Dora ride a crepapelle: “No, mamma... Ahahah! Non è vero!”
Io continuo: “La bellezza non è uguale per tutti, è negli occhi di chi guarda. Gli occhi del papà amano guardare me. E i miei, lui.”
Dora riflette, poi dice: “Mamma, per me il più bello della scuola è J.”
Io: “Ah, bene. E tra scuola e fuori scuola, chi ti piace di più?”
Dora ha la faccia di chi sta vagliando le opzioni, poi dice: “Troppo difficile, mamma!”
Io: “La bellezza è fatta di tante cose, Dora” le dico. “Alcune, come la gentilezza, la dolcezza, la simpatia, l’intelligenza, non si vedono e necessitano tempo per essere conosciute. Preoccupati di piacere a te stessa: è la cosa più importante.”
Dopo un po’ Dora mi guarda: “Mamma, tu hai i capelli grigi. Alcuni bianchi.”
Io: “Sì, Dora, alcuni sono anche argento. Questo è il loro colore naturale. Li tengo così perché mi piaccio.”
Dora torna silenziosa; ma i momenti di silenzio nelle conversazioni con i bambini raramente sono vuoti, più spesso sono momenti infiniti di comprensione e riflessione.
Bellezza in pillole
La bellezza non si misura, si sente. La troviamo solo se smettiamo di cercarla nel consenso degli altri, nella nostra esteriorità, dove ci hanno detto di guardare.
Per i bambini, questo processo inizia molto presto. Già da piccoli osservano, ascoltano e assorbono come parliamo dei corpi, dei volti, del valore attribuito all’aspetto esteriore. E imparano.
Per questo è importante prestare attenzione alle parole che usiamo quando parliamo di bellezza con i nostri figli. Non rendiamo il dettaglio fisico l’unico degno di nota. Non facciamo del fiocco nel vestito o delle sneakers il punto importante della nostra presenza nel mondo.
Volgere la bellezza all’interno, sarà d’aiuto ai bambini quando il corpo si trasformerà e li sosterrà nel non perseguire ideali di bellezza fatui, dolorosi, irraggiungibili.
Oggi ho chiesto a Dora: “Cosa ti piace più di te?
E lei ha risposto: “La gioia!”
Ci saranno volte, crescendo, in cui si piacerà meno, o forse per niente. Spero che nel frattempo impari a guardarsi da sola con occhi gentili e che questa base possa farle trovare l’amore per se stessa, per la sua anima radiosa, anche nei momenti più difficili.
“Mi piaccio” e “Ti piaci?”, non sono frasi casuali: parlano di interezza, sottintendono un tutto, non una parte.
Le parole sono importanti, possono ferire, possono incoraggiare.
Per amarsi, bisogna accettare le imperfezioni fisiche, ma ancora di più, accettare la propria parte interiore: la più fragile, che a volte nascondiamo.
È lì che abita la bellezza vera: nella propria autenticità.
La bellezza in arteterapia
In arteterapia, la bellezza non ha nulla a che vedere con il talento.
Come ti ho raccontato, non è necessario saper disegnare e si lavora in assenza di giudizio.
Non contano tratto preciso, simmetria, linea dritta e armonia cromatica. Conta ciò che emerge: il sentire, il coraggio di mostrare qualcosa di sé, la libertà di farlo senza paura di sbagliare. Perché non c’è mai nulla di scorretto in ciò che proviamo.
Ci sono persone che dipingono con rabbia, che strappano, cancellano, sporcano.
Altri che disegnano cose minuscole, nascoste in un angolo del foglio.
E c’è bellezza, tanta bellezza, anche lì.
Con i bambini lavoro molto sul lasciare andare l’idea del “bravo” e del “brutto”, per dare spazio al gesto, al colore, al desiderio. Ogni opera racconta qualcosa di autentico, è impossibile non trovarci dentro una forma di bellezza.
Nel tempo, il paziente impara a riconoscere valore anche in un disegno storto, in una linea tremolante, in un colore fuori dal margine; impara a trasformare gli errori in possibilità. E questo si riflette in lui: impara a dire “Va bene anche così” e a costruire un solido sé.
Accettare l’imperfezione è un seme potente: un’educazione allo sguardo che porterà dentro per sempre.
Prova a ripetere le frasi nelle immagini di questa newsletter, o a dirtene altre che senti possano farti bene. Il tuo cervello e il tuo corpo ti ascoltano, nutrili con cura.
Anche nell’arte, la bellezza è soggettiva
La bellezza non è oggettiva neanche per le opere d’arte.
Mentre un’opera astratta per qualcuno è un capolavoro, per qualcun altro è indecifrabile. C’è chi si commuove davanti a un paesaggio malinconico, chi rimane rapito osservando una tela completamente bianca. Chi ama l’equilibrio delle forme classiche, chi si perde nell’arte contemporanea più caotica.
"Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla."
Michelangelo
L’arte ci insegna che la bellezza si nasconde ovunque ma non è oggettiva, e nemmeno universale. È uno sguardo che si attiva, è un’emozione che si accende, è un sentire personale.
Non esiste una bellezza “assoluta” nemmeno davanti a un’opera d’arte riconosciuta da tutti: perché dovremmo pretendere l’unanimità sul nostro volto, sul nostro corpo, sulla nostra essenza?
Siamo anche noi, tutti, opere d’arte. Tu, cosa ne pensi?
Playlist
Oggi ascolto con voi:
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Grazie davvero Sabrina per queste belle tue suggestioni: aprono finestre da cui guardare, anche insieme alla nostra piccola Lidia.
Grazie grazie grazieee, i tuoi spunti e le tue riflessioni mi aiutano a essere più preparata quando arrivano quelle belle patate bollenti a bruciapelo 😆