Ciao!
sto scrivendo questa newsletter con un rumore martellante di trapano nelle orecchie. Sembra quasi qualcuno voglia aumentare il mio stress emotivo, proprio per aiutarmi a immergermi più a fondo nel tema cardine di questa settimana, e di questa newsletter: lo stress post rientro.
Ho già provato a spostarmi in tutte le stanze ma non c’è rimedio: evidentemente la mia vicina ha deciso di darci dentro con i buoni propositi per il nuovo anno, abbattendo casa.
Noi siamo tornati la settimana scorsa delle ferie natalizie. Quest’anno è stato un privilegio poter staccare per così tanto tempo.
Com’è stato il ritorno? Duro. Siamo stati via sufficientemente a lungo per desiderare di tornare a casa, ma anche abbastanza per sentire la forte mancanza di ciò che abbiamo vissuto durante vacanze.
Montagne, vorrei scorgervi ancora così vicine. Mancate.
Ma non siete le sole. Dopo più di due settimane insieme, Dora ora è a scuola, Danilo in ufficio, io scrivo da casa. Il tempo da poter trascorrere assieme si è ridotto.
I ritmi sono serrati, ci svegliamo presto, l’agenda è colma di to do e stabilire le priorità è difficile. Nel repentino passaggio a questa complessità, è inevitabile arrivino stress e malumori.
Spesso tendiamo a dare la colpa di tutto ciò che non riusciamo a fare, ma vorremmo, al tempo: corre veloce, non è mai abbastanza.
Proviamo insieme a cambiare prospettiva.
La scaletta di cose da fare è sempre troppo lunga, non ci sono dubbi: ma cosa mettere nella lista, lo posso decidere io. Lo puoi fare anche tu.
Puoi decidere di accontentarti di una casa meno ordinata, ma andare in palestra. Puoi optare per una cena easy, e dedicare un’ora in più al gioco con i tuoi figli. Puoi andare a letto prima la sera, alzarti presto e uscire a correre.
Ciò che spesso manca non è il tempo, ma la determinazione di accontentare un desiderio, accantonandone altri al momento meno importanti. E così, subentra la frustrazione.
Modificare le abitudini quotidiane è complicato, ma necessario per evolvere. Anche rifiutare delle possibilità lo è, anzi: a volte è l’unica strada per stare bene nel nostro presente.
Mi piacerebbe preparare pancake ogni mattina e accompagnare mia figlia a scuola ben vestita e truccata; uscire a camminare durante tutte le mie pause pranzo senza arrivare alle 13 con una fame da lupi; lavorare tutto il tempo necessario dando il massimo, ma conservando le energie sufficienti per tornare a casa felice la sera; preparare primo, secondo e, perché: no un bel dolce; giocare, mettere a letto Dora e leggerle un libro; e finire la giornata dedicando le attenzioni a mio marito. TOP.
Nel weekend vorrei leggere, dipingere, farei gite e cene con gli amici in cui cucino ottimi manicaretti che hanno bisogno di tre ore di preparazione ma che, per magia, sono pronti in soli tre minuti. Contemporaneamente, vorrei trasmettere a mia figlia la passione per la pittura, la musica e la lettura. In tutto questo, ovviamente, la casa è lustra, le lavatrici fatte, la biancheria ben stirata.
La mente umana non è neanche ancora stata capace di inventare un supereroe con tutte queste virtù e capacità. Certamente non possiamo essere tutto questo.
Ci siamo capiti, insomma? Quasi niente è impossibile, ma quasi.
Quindi, caro papà e cara mamma, tocca scegliere le priorità da soli, e bisogna farlo ogni giorno.
Ed è un lavoraccio.
Per introdurre nuove priorità, talvolta serve tanta determinazione e una visione chiara. Devi costringerti a una momentanea violenza. Il cambio di rotta necessita energie e rinunce.
Quindi parti da qui: il tempo lo gestisci tu.
Se non hai trovato il tempo per fare qualcosa di importante, non è colpa del tempo e non è neanche colpa tua. Semplicemente, ancora non hai deciso di impegnarti davvero.
Se mentre leggi ti stai arrabbiando, lo capisco; può fare un po’ male sbirciare tra le proprie fragilità. Ma lo scrivo perché sono convinta che ognuno di noi possa farcela.
Siediti un attimo, mettiti in discussione - solo così si migliora - e scegli cosa fare di questo nuovo anno.
Il tempo è tuo. Prenditene quanto vuoi.
5 modi per ritrovare il centro
È la terza settimana di gennaio, hai ricominciato a lavorare da poco, ed è ancora vivo il ricordo delle libertà assaporata, che per qualche mese sarà inevitabilmente ridotta.
Post-rientro è piuttosto normale essere stressati. Puoi esserlo con i colleghi, con il partner, con i figli. Il tuo stress da rientro, potrebbe scontrarsi con altri stress da rientro. Insomma, la bufera è in agguato.
È possibile che gli ambienti che frequenti siano intrisi di negatività.
Ti è mai capitato di essere in una stanza e sentire rabbia e ansia irrefrenabili e voglia di uscire perché qualcuno o qualcosa all’interno sta infastidendo il tuo equilibrio emotivo?
A me sì, e ora ti racconto come ritrovo solitamente il mio centro.
Mi proteggo. Se questo malessere nasce sempre in compagnia della stessa persona e non posso allontanarla fisicamente dalla mia vita, attuo una distanza emotiva. Mi riferisco, per esempio, ad ambienti lavorativi. Per farlo, prova a visualizzare un contorno protettivo intorno a te, un rinforzo dei tuoi confini corporei o un cerchio alla base dei tuoi piedi.
Uso la pausa pranzo per fare una passeggiata. Un buon pasto è sicuramente importante, ma per me non c’è cosa più nutriente dell’ossigeno e l’aria fresca in faccia, soprattutto per scrollarmi di dosso sentimenti negativi.
Elimino ciò che non mi piace più. Ogni tanto un po’ di selezione va fatta. Negli armadi, tra gli oggetti che non usiamo più, tra le persone che frequentiamo. Sicuro di voler tenere con te chi nel 2024 non ti ha fatto star bene? Da quanto tempo confidi in un suo cambiamento miracoloso? Se preferisci dare una seconda possibilità, bene: tutti possono cambiare se lo desiderano. Ma domandati: la persona che ti fa soffrire desidera cambiare? Ha gli strumenti? Li sta cercando?
Ascolto musica che mi ricolleghi emotivamente. Talvolta anche struggente, perché per proteggermi mi sono allontanata troppo. Allora canto a squarciagola e ascolto una delle mie playlist preferite: quella per le giornate buie la trovate alla fine di questa newsletter.
Dipingo, disegno, cucio. Concentro le energie su qualcosa che amo, dove la rabbia può pian piano affievolirsi e trovare una forma diversa.
Ci saranno almeno un migliaio di altri elenchi come questo sul web.
In ogni caso, il consiglio è: non scaricare lo stress sugli altri e non tenertelo per te. Mettici mano, come desideri tu.
Il parere dell’esperta
Dora: “Mamma, io non vorrei vivere qui quando sarò grande.”
Io: “Neanch’io!”
Dora: “Mamma, tu sei già adulta!”
Temo debba ancora comprendere che adulta non significa arrivata. Il cambiamento ci accompagna finché siamo in vita, fortunatamente.
A proposito di tempo
Tempo, io e te abbiamo qualche conto in sospeso. E arrivo a raccontarlo solo alla fine, perché è alla fine che i nodi vengono al pettine, quando scrivo.
Ora, Dora, questo spazio è per te. Scusa se invece di stare al tuo passo, ogni tanto ti trascino. Sai, lo faccio da quando sono bambina.
Non tutti abbiamo gli stessi tempi, ma il tempo è così importante da poter unire e dividere.
Tu dolcezza lenta e casalinga, io movimento puro da esterno.
La mia lancetta dell’orologio non permette ritardo.
La tua non permette corsa.
Ma il ritmo vive nel mondo e da questo non possiamo sottrarci.
Tra prima e dopo, in ritardo o in anticipo, c’è il mezzo. La metà è un accordo tra le parti che io e te troveremo il modo di raggiungere, te lo prometto.
💗
In the end - Playlist
Per tuffarsi in profondità: Niccolò Fabi - Costruire
Per cantare a squarciagola: Brunori Sas - Canzone contro la paura
E alla fine, ballare: R.E.M. - Shiny Happy People
Fammi sapere se ti è piaciuta! 😉
Ciao Sabri ❤️ questa settimana mi ha fatto pensare a mia mamma e i nostri litigi sulla mia lentezza, mi ha fatto capire lei e anche ha dato un sollievo al mio senso di colpa. Grazie ☺️