Ciao!
Come già sai, gli argomenti di newsletter sono l’elaborazione degli appunti che prendo nel mio diario, il risultato di riflessioni quotidiane.
Non offro un manuale, ma la possibilità che le esperienze raccontate possano essere fonte di rispecchiamento, condivisione, riflessione.
Quindi, rieccomi qui!
A casa, abbiamo trascorso l’ultimo mese a curare una ferita fisica ed emotiva; ne avremo ancora per un po’ con quella fisica, work in progress per quella psichica.
Ora ti racconto meglio.
Quando il dottore ha detto che l’omero di Dora aveva subito un brutto trauma, il mio cervello è andato in tilt per qualche secondo.
Trauma?! Un affare complesso.
Perché non si è trattato solo dell’osso di Dora che si è rotto. Ma si è generata anche una catena di stress, frustrazione e preoccupazione. Anche ora che il gesso è tolto, resta la paura del dolore, più forte del dolore stesso.
Ti è mai capitato di sentirti così?
Inizio io, con un esempio reale, perché penso che sia più facile da comprendere.
A 17 anni ho fatto un incidente in motorino, ho rotto tibia e perone. Mi hanno operata, messo una lastra di metallo nella gamba, e operata un’altra volta per toglierla. Sono onesta, la mia gamba è tornata perfetta in un anno circa, ma ho superato il trauma dell’incidente solo una decina di anni dopo. Il trauma fisico era la gamba rotta e si è risolto in fretta; il trauma emotivo, invece era invisibile e presente, e lo è stato per molto tempo.
Fortunatamente, non è sempre così.
Il trauma risiede nel modo in cui abbiamo percepito, nel nostro intimo, un determinato evento. È il risultato delle conseguenze che ha portato nelle nostre vite, a cui ci siamo adattati, utilizzando difese psichiche.
L’arte è uno strumento perfetto per lavorare sul trauma.
Dora ha portato a casa da scuola per tre volte di seguito un disegno con lo stesso soggetto: un cane che piangeva. Tante lacrime. Tantissime lacrime. L'ho considerata una stranezza anche perché non è uno dei suoi soliti temi. Allora le ho chiesto perché quel cane stesse piangendo.
Mi ha risposto: “Mamma, non vedi? Nella terra c’è una buca con un osso e il cane non riesce a prenderlo!”
In effetti, mi ero fermata alle lacrime e non avevo visto l’osso e neanche le due linee che ho poi scoperto essere le stampelle a cui il cane si regge. Fisicamente, il cagnolino non può infilare la zampa nella buca. Fisicamente, Dora aveva il gesso.
Il nostro inconscio lavora sempre benissimo per immagini, non poteva portarmene una migliore.
Quando ne comprendiamo insieme il significato profondo, Dora fa coming out: aggiunge la benda proprio alla zampa sinistra.
“Mamma, guarda; ha la benda!”
Ho accolto il suo dolore e la sua fatica, poi le ho chiesto di aggiungere qualcosa al disegno che potesse rendere quel cane felice.
Dora disegna, poi mi dice: “Mamma, questi sono dei suoi amici e gli stanno portando in dono un osso, così non deve prenderlo dalla buca!”
Un piccolo esempio, di un piccolo trauma.
Ahimè, non possiamo evitare di entrare a contatto con il trauma e tanto meno possiamo evitarlo ai nostri figli.
Durante la nostra vita, necessariamente, vivremo eventi che percepiremo come negativi o spaventosi. Possiamo sperare però di poterli elaborare, e che possano farlo anche i nostri bambini.
Tuttavia, è importante sapere che anche per i traumi più profondi ci può essere rimedio. Si può sempre lavorare sulla percezione che abbiamo avuto, e sulle conseguenze che tale percezione ha avuto nelle nostre vite.
Quindi, più che sperare che mia figlia non provi dolore, mi auguro che possa avere gli strumenti o il supporto necessario per superare le difficoltà che incontrerà nella vita.
Quanto è difficile per un bambino dire mamma sono triste perché mi sono rotto il braccio? Raccontarlo con un disegno è senz’altro più immediato, non trovi?
L'arteterapia si sviluppa storicamente dagli anni quaranta in Gran Bretagna e negli Stati Uniti come modalità di cura per reduci di guerra traumatizzati, accolti in ospedali psichiatrici.
L’indicibile, l’impronunciabile, trova così un canale per essere espresso.
Vi cito una frase che ho sentito risuonarmi dentro, nel corso del Webinar dedicato al Master di Specializzazione in Arteterapia Senso-motoria per il trauma presentato da Cornelia Elbrecht, Rivkah Hetheringto e Lucia Pattarino, a cui ho partecipato proprio settimana scorsa.
- L’unica cosa veramente buona che possiamo fare oggi per il mondo, è guarire dai nostri traumi. - (Lucia Pattarino)
Se lo facessimo tutti, il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore. Non porteremo ogni giorno in giro frustrazione, rabbia, paura. Non tramanderemmo il trauma alle generazioni nuove e future.
Sì, perché i traumi si tramandano con il patrimonio genetico, e hanno cicatrici profonde e invisibili.
Disegnale.
Vita vera
La fortuna di poter dire a un figlio “questo dolore presto passerà”, purtroppo, non è di tutti. Poter pronunciare queste parole, è un privilegio.
Quanto coraggio ha chi vive tutti i giorni situazioni di disagio, senza sapere quando starà meglio? E quanta forze c’è, in chi rimane accanto, e incoraggia, ogni giorno?
A te, lì fuori, tutta la mia stima.
Dalla libreria
Mi sono rotto la proboscide! editrice Il Castoro
Una storia divertente che insegna a non aver paura delle grandi missioni, si può inciampare quando meno ce lo si aspetta!
Pomelo Elefantino da giardino, Terre di Mezzo Editore
Pomelo è un personaggio buffo e poetico, con una proboscide molto, molto, lunga. Pomelo qualche volta ha paura, altre volte vive giornate spassose. Proprio come tutti.
Dalla TV
Se accendete la tv, fatelo bene :)
I personaggi di Wonderoos sono impegnati nello sperimentare cose nuove, e ogni volta che si imbattono in una difficoltà si chiedono quale sia la cosa migliore da fare. La prima scelta non è mai quella giusta, la seconda, sì.
Ci sono più possibilità per affrontare un problema. Capire quale sia la strada migliore non è sempre facile, soprattutto per i più piccoli. Ma è possibile sbagliare, per poi riprovare!
Lo hai già visto? Fammi sapere se piace ai tuoi bambini.
Tutti i disegni, le animazioni e le elaborazioni delle immagini sono creati da me e di mia proprietà! Se vuoi condividerle puoi farlo insieme al nome della loro autrice, grazie!
Per me quando Giulio ha tolto il gesso è stato se possibile ancora più doloroso, perché sono aumentate le paure che potesse rifarsi male e che il braccio non fosse abbastanza forte per affrontare nuove esperienze….